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Vi raccontiamo una giornata a Expo (terza parte)

Ormai Expo è agli sgoccioli e qualcuno ancora non è riuscito ad andarci e forse (viste le code chilometriche) rinuncerà alla visita.

Non vi preoccupate, lo staff di Intermed è andato più volte in visita per voi. Ogni volta persone diverse vedono con i propri occhi padiglioni diversi e ci raccontano le loro impressioni.

È la volta di Angola e Irlanda!

 

ANGOLA

Appena entrate dall’ingresso ovest abbiamo deciso di dirigerci verso il padiglione dell’Angola: tre piani di colori, immagini, suoni e cultura. Protagonista assoluta, la donna: colei che si occupa della cucina, della famiglia, dell’agricoltura, seminando, raccogliendo e trasformando i frutti della terra nei piatti tipici dell’Angola, ricoprendo un ruolo fondamentale all’interno della società.
Abbiamo fatto un viaggio attraverso le origini dell’alimentazione e della catena alimentare, dalla campagna al mare dell’Angola, attraverso la pesca, l’allevamento e l’agricoltura come fonti di alimentazione, di lavoro e di cultura.
Il viaggio prosegue esplorando 18 province del paese per conoscere i manicaretti di ciascuna regione partendo dal seme di ciascun prodotto, per poi passare alla produzione e al consumo giungendo infine alle proprietà nutritive e medicinali degli alimenti.
L’Angola ha davanti a sé una sfida importante, che abbiamo percepito e ci sentiamo di sostenere: ridurre la sua dipendenza dall’estero e sostituire le importazioni con la produzione interna.

LA CUCINA ANGOLANA

La gastronomia angolana è molto influenzata dalla cucina portoghese, brasiliana e italiana. Il Portogallo ha introdotto in Angola alcune abitudini tipiche della cucina mediterranea, come riso e pomodoro o tecniche di cucina come i fritti e i soffritti. Dal Brasile provengono numerosi ingredienti ormai parte integrante della cucina angolana, come la manioca, la patata dolce o il peperoncino. Anche l’Italia ha contribuito alla ricchezza della cucina angolana principalmente con la pasta. Non possiamo dimenticare la polenta, tipico piatto italiano, che è preparata con la farina di granturco, proprio come il funji (polenta con verdure, uno dei piatti tipici del paese).

Una cucina, quella Angolana, che partendo dalle proprie radici regionali ed etniche, si è evoluta nel corso dei secoli, sfruttando appieno anche le influenze di altre culture gastronomiche. Oggi la cucina angolana, in virtù di queste combinazioni di culture, ha raggiunto un elevato grado di diversificazione, incorporando sapori consistenti in grado di soddisfare ogni palato, senza però mai perdere la propria identità.


IRLANDA

All’interno del padiglione Irlanda ciò che subito ci colpisce è il verde dei pascoli e il “rumore“ a essi legato : il muggito delle mucche e il suono delle campane che hanno al collo.

Impariamo subito che l’Irlanda è uno dei paesi che più sono attenti alla qualità dell’alimentazione degli animali allevati. Grazie al clima e agli spazi sconfinati, la dieta delle mucche è composta per il 98% da erba, quindi in termini alimentari questo significa: buon latte e ottima carne.

Inoltre in Irlanda viene data molta importanza all’agricoltura in generale, all’ecosostenibilità e all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili (es. impianti fotovoltaici).
Le tecnologie avanzate, utilizzate all’interno delle “farm” aiutano a svolgere i lavori più faticosi e anche grazie a questo, molti giovani irlandesi portano avanti le aziende agricole di famiglia in modo consapevole.
Il messaggio che rimane all’uscita di questo padiglione è: il risparmio energetico e l’ecosostenibilità supportano la modernità delle aziende che convive con la tradizione delle famiglie di agricoltori, le quali crescono animali sani che a loro volta diventano cibo di qualità.

Tradizione e innovazione: il segreto dell’alta qualità.

IL VIAGGIO CONTINUA... SUDAN, MEXICO E BIELORUSSIA 

 

Mi piace considerare EXPO nel suo insieme: un lavoro straordinario, un’occasione unica di incontro con paesi lontani, di confronto con realtà diverse. Un luogo dove ogni nazione, a seconda della storia, delle risorse e della cultura che lA differenziano e lA distinguono, ha potuto esprimere il proprio rapporto con la nutrizione, l’alimentazione e il pianeta.

Già percorrendo il lungo viale centrale (Decumano) ed osservando dall’esterno i padiglioni si può cogliere l’impegno e la cura messi nella loro realizzazione. Un impegno che diviene un invito ad entrare per scoprire come il tema di questa edizione di EXPO sia stato interpretato e vissuto. Vediamo ancora qualche altro esempio.

Partendo dal padiglione del Sudan che ha scelto per rappresentarsi i cereali, i semi oleosi, i legumi e molti oggetti in cuoio tipici del proprio artigianato, proseguo con quello del Messico, dove tutto inizia con un seme che racchiude in sé il futuro. Qui campeggia questa scritta: tutto inizia con un seme, una promessa sul palmo della mano. Ogni seme è portatore di un’eredità e allo stesso tempo contiene in sé il futuro.

Concludo con il padiglione della Bielorussia che ha interpretato il grano come ciò che si cela e rimane oltre il nutrimento: oggetti di vita quotidiana realizzati in paglia.